Qualcosa comincia a muoversi nella prevenzione al tumore polmonare causato dal Gas Radon?
Abbiamo visto quest’anno prendere il via il progetto della regione Friuli Venezia Giulia che ha messo a disposizione di 1000 famiglie altrettanti dosimetri per monitorare gratuitamente il Radon nelle abitazioni e contemporaneamente ha organizzato una serie d’incontri divulgativi per la popolazione. Nello stesso tempo la regione Puglia ha recepito in anticipo rispetto alle altre regioni italiane i nuovi limiti indicati dall’Europa, inferiori a quanto un vigore, per la concentrazione di Radon nei luoghi di lavoro.


In questi giorni Asl e l’Arpa di Lecce hanno organizzato una giornata di studi dedicata agli iscritti degli ordini degli ingegneri, degli architetti e dei geometri ma anche alle associazioni di settore e ai tecnici dei Comuni con l’obiettivo di fornire elementi fondamentali per la corretta progettazione delle nuove costruzioni e per la bonifica di quelle esistenti che dovessero risultare inquinate.
Questa iniziativa viene, tra l’altro, dopo uno screening decennale su 400 istituti scolastici della provincia di Lecce, condotto dal Dipartimento di prevenzione della ASL, da cui è emerso che il valore medio di concentrazione del gas è superiore rispetto a quanto registrato in una ricerca simile svolta nel 1991.
Ma a che punto siamo in generale nel nostro Paese? Dai sondaggi risulta che il Radon e i suoi rischi continuano a essere ignoti a buona parte degli italiani. Gli organi pubblici non fanno abbastanza per portare la popolazione a conoscenza di questo pericolo e anche chi ne è a conoscenza se vuole controllare la propria abitazione deve procedere autonomamente, tranne nel caso di alcune iniziative virtuose come quella del Friuli Venezia Giulia.
In Italia la maggior parte degli edifici pubblici, in particolare scuole, non sono ancora stati monitorati o non sono ancora stati bonificati pur avendo limiti superiori ai consentiti.
Proprio le scuole dovrebbero essere una priorità, perché in nostri figli vi passano molte ore al giorno e sono quindi più esposti ai danni che il gas radon può portare alla loro salute.
Ci auguriamo che questo nuovo “vento” sia solo l’inizio di un percorso virtuoso che porti Comuni, Province e Regioni ad intraprendere iniziative atte a diffondere la conoscenza presso la popolazione sull’esempio di quanto avvenuto in FVG e il “Legislatore” ad emanare al più presto la normativa nazionale seguendo l’esempio della regione Puglia.

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